martedì, febbraio 26, 2008

Ritorno al Passato

E' Mezzanotte meno un quarto del 31 dicembre quando camminiamo lungo il corridoio che ci porta all'imbarco del nostro aereo, tra i tanti viaggiatori navigati che per risparmiare hanno scelto di partire in un giorno tanto gettonato dalle convenzioni. Il nostro camminare è accompagnato da scintillanti negozi che vendono le migliori griffe, tra cui fanno capolino Armani, Dolce e Gabbana e Cavalli, come a preannunciare il nostro ritorno nell'invidiata patria. Subito dopo l'arrivo a Malpensa recuperiamo i nostri bagagli e ci chiediamo dove siamo finiti? Nella Siberia di Stalin?
I negozi non sono scintillanti e non c'è ne Dolce ne Gabbana, a malapena troviamo un autobus per la stazione centrale....
26 giorni dopo e con un'escursione termica di 35 °C eccoci nella spettrale Milano!

Milano, 25 febbraio 2008

sabato, febbraio 16, 2008

Bangkok Mon Amour

Un occhio superficiale in Bangkok vede caos ed inquinamento, e scappa via da una città dalla prorompente energia. In effetti il traffico di Bangkok è molto intenso, ma ciò che lo differenzia da quello di Roma o Milano è la circolazione di molti taxi, molti tuk tuk, tanti motorini e pochissime macchine private. Le strade principali sono arterie dove il traffico scorre veloce e basta fuggire, infilarsi in un vicolo, allontanarsi, per scoprire una città che lascia trapelare una epopea che vien dal passato. Il modo più facile è quello di prendere il servizio di autobus fluviale, bastano poche fermate per trovare case sull'acqua tra i canali e giardini selvaggi dove il traffico non si sente neanche in lontananza e dove la puzza di smog viene sostituita dall'aroma del balsamo tigre. Purtroppo lo skyline è segnato da grattacieli che gareggiano in altitudine, e profanano un luogo che merita rispetto, ma a volte sacralità e profanità si incontrano come l'altare di Erawan, o sarebbe meglio chiamarlo Erawan Shrine, solo così un taxi potrà capire dove volete andare.
Siam square è il cuore della nuova Bangkok, un quartiere dove avveniristiche architetture si fondono con i centri commerciali più grandi del mondo che non hanno nulla a che vedere con l'Auchan. Qui, i negozi di griffe, uffici, locali alla moda e luoghi per l'arte convivono tra loro ma non con il thailandese medio che spera un giorno di poter spendere in questi luoghi il proprio tempo libero. Le due linee dello Skytrain che volano sopra Bangkok si incrociano a Siam square sopra il tempio di Erawan e questo luogo diventa surreale. Questo piccolo altare votivo venne eretto dopo che il vicino Hotel Erawan venne colpito da un susseguirsi di sciagure che si sono interrotte solo dopo che questo tempietto ha visto la luce.
Un avvertimento? Forse! Se bisogna camminare verso il futuro bisogna farlo nel rispetto del prossimo ed in pochi anni è diventato una delle mete spirituali più visitate della Thailandia, dove il profumo degli incensi si confonde con quello dello smog. Non sono certi questi i luoghi che ti fanno innamorare di Bangkok, ma ti impongono dovute riflessioni.
La scintilla scatta nella umanità delle persone, nel fervore di una città dove regna la speranza e l'ottimismo che le cose andranno sempre meglio se si guarderà al futuro nel rispetto dei deboli, dei bambini, della natura o di chi semplicemente trovi sul tuo cammino. Forse è questa l'atmosfera che si respirava in Italia nel dopoguerra, o forse il mondo si basa sull'equilibrio che c'è chi sale e chi scende, o forse semplicemente che chi guarda al futuro con l'ansia di perdere il posseduto non potrà avere vita facile.

Milano, 18 febbraio 2008



domenica, gennaio 27, 2008

27 ore di viaggio

Ci svegliamo alle 6 del mattino e cerchiamo in silenzio di far stare le nostre cose nelle valigie, stando attenti a non svegliare Magenta. L'impresa è più ardua del previsto e lasciamo il nostro bungalow di corsa, senza fare colazione e con Magenta ancora nel cuore del sonno. Sono le 8.10 quando prendiamo una long tail che ci porterà alla nostra speed boat, comincia il nostro viaggio per Bangkok....
L'imbarcazione si riempe di famiglie assonnate e di viaggiatori zaino in spalla, più che essere umani delle bestie. La barca parte e con la sua forte velocità in pochi minuti lascia Ko Lipe alle proprie spalle e si dirige verso Ko Tarutao dove si fermerà per una sosta. Ko Tarutao e le isole circostanti sono molto belle, peccato non esserci stati, ma, mai dire mai!
Dopo un'ora e mezza arriviamo al porto di Pak Bara che si trova su una laguna dal fondo bassissimo, dove i pescatori camminano alla ricerca di molluschi.
Il porto piccolissimo presenta un grande traffico di barche, parcheggiamo in sesta fila ed in maniera rocambolesca le nostre valigie e Magenta passano di man in mano fino a raggiungere la banchina, purtroppo il nostro trolley perde una ruota....
Il sole è molto forte e ci accaparriamo un biglietto per Hat Yai. Il nostro pulmino a 9 posti ha l'aria condizionata che non funziona, ma è il male minore! Comincia un'ora e mezza di terrore in cui ci caghiamo letteralmente a dosso!! Ebbene si, la cosa più pericolosa che ci può esssere in Thailandia è il guidatore di minivan del sud. Un Californiano che vive in questa zona da 5 anni ci racconta che questo guidatore è mediamente spericolato, la cosa non ci conforta!
Arriviamo a Hat Yai, e subito ci pentiamo di non aver pianificato una notte qui. La città non è bella, ma brulica di una attività mercantile verace che ci intriga.
Decidiamo di non farci tentare e trascorriamo qualche ora rilassata prima di prendere il nostro treno. Arriviamo al binario alle 16.00, ed abbiamo mezz'ora per sistemare i nostri bagagli troppo grandi per lo spazio preposto. La seconda classe costa un terzo della prima, è più pulita (passano a pulire ogni 30 minuti), si dorme nel senso di marcia del treno e nel pre-dormita si può condividere il viaggio con il resto del vagone.
Un'ottima scelta secondo il principio Thai: meno spendi è più hai.
La cena viene servita direttamente nei nostri posti a sedere e questa volta abbiamo anche un tavolino ad hoc montato dall'addetto, che ci permette di rifocillarci con calma.
Quando finiamo di mangiare, la maggior parte del treno dorme sogni tranquilli e decidiamo di farci preparare il nostro letto. Questo è il momento preferito di Magenta, non vede l'ora che il signore trasformi le nostre sedute in un fantastico letto a castello. I suoi occhi brillano di gioia e comincia a saltellare su e giu!
Ci svegliamo ad uno scambio binari rumoroso e poltriamo nei nostri letti con vista sulle risaie che da Hua Hin, residenza estiva del re, ci accompagneranno fino a Bangkok. Il signore chiude i nostri letti e prepara i posti per la colazione, tra il via vai di mamme thai che raggiungono il bagno per un make-up perfetto.

Il treno viaggia con qualche ora di ritardo, e nonostante diverse ore di viaggio alle nostre spalle il clima è rilassato ed il tempo residuo trascorre tra scambio di cibo e letture di Ratatouille in thailandese-inglese.
La stazione di Bangkok è più piccola del previsto e presenta una hall Neoclassica dove un tappeto umano aspetta la partenza del proprio treno. Con grande difficoltà prendiamo un taxi disposto ad attivare il tassametro e finalmente raggiungiamo il nostro albergo all'ombra dello State Tower e a due passi dal fiume.

Milano, 27 gennaio 2008

Una giornata tra le isole

La sveglia suona presto per arrivare puntuali all'appuntamento con il chao ley, la sua barca e Alessandro, Anna e Mauro, che ci hanno raggiunto da Ko Libong. Il tour è quello delle 4 isole ed il barcarolo si atterrà al programma per non deludere le aspettative. Come da copione, dopo circa 20 minuti siamo arrivati a Ko Jabang, giu l'ancora su le maschere e pronti per un tuffo che risveglia i nostri animi sonnolenti. L'acqua è leggermente torbida, ma la ricchezza di pesci è notevole, a tratti si nuota completamente circondati da una miriade di coloratissimi esseri marini. Magenta approfitta della sosta e si tuffa con i suoi fidi braccioli, sguazzando tra le barche parcheggiate ed iperattivi aspiranti sub.
Il nostro giro procede con qualche altra sosta e per l'ora di pranzo sbarchiamo su Ko Rawi, l'isola si presenta selvaggia e la stessa sede del parco è spartana. Qui si può soggiornare solamente con la tenda ed i pasti anche se essenziali sono piacevoli. I bimbi sguazzano sulla riva, mentre ci godiamo la frescura sotto una vegetazione che solo sulla riva non è così fitta da permettere la presenza umana.
Dopo il pranzo, chiediamo ai nostri chao ley di rompere gli schemi del percorso stabilito e di portarci su una spiaggia che dovrebbe essere molto bella. Pur non capendo la nostra esigenza di rompere lo schema di un tour consolidato, ci accontenta!
Arriviamo su una spiaggia molto bella e tranquilla, anche se non è quella che avevamo chiesto....
I rumori delle long tail boat sono lontani, la spiaggia piccola è schiaccita tra l'alta marea e la potente vegetazione dell'isola. Ci dedichiamo all'esplorazione, scopriamo un piccolo fiumiciattolo e Magenta va alla ricerca della mamma di Mugli, ma purtroppo era a casa!
La bassa marea comincia a calare, è ora di tornare a casa, i bimbi sono cotti e crollano!

Milano, 27 gennaio 2008


lunedì, gennaio 07, 2008

La cascata dei pirati

Il gallo si aggira sornione e canterino tra le case di lamiera e i gruppi elettrogeni del villaggio Chao Ley, infastido che il suo sforzo è puramente vano. I chicchirichi non servono a svegliare gli zingari di mare, che dopo una serata passata a guardare la tv, si possono alzare dal letto con calma e guadagnarsi la giornata buttando distrattamente le reti in un mare stracolmo di pesce oppure trasportando qualche turista arrostito dal sole. Il gallo demoralizzato fa rotta verso i resort dove i turisti ad ogni canto si girano dall'altra parte.
Quando ci svegliamo, i gruppi elettrogeni hanno smesso di funzionare e i chao ley sono in mare pronti per trasportaci sull'isola di fronte: Ko Adang. Bastano 5 minuti per attraversare il braccio di mare che lo separa da Ko Lipe e ritrovarci nella natura del Parco di Ko Tarutao

Dalla sede del Parco prendiamo un sentiero con direzione Cascata dei Pirati, secondo alcuni racconti questo corso d'acqua era un prezioso rifornimento idrico per i pirati che scorrazzavano in questi mari alla ricerca di navi da saccheggiare e luoghi remoti dove nascondere i loro tesori. Il percorso nella fitta giungla è molto piacevole e Magenta nel suo comodo zainetto (una delle ultime volte) scopre l'enorme diversità vegetale.
A volte il sentiero è coperto dalla vegetazione e riusciamo a non perderlo grazie ai tubi che servono a convogliare per uso potabile l'acqua della cascata.
Dopo circa un'ora e trenta di cammino sentiamo il rumore dell'acqua avvicinarci e finalmente possiamo bagnarci e dissetarci.

Raggiungiamo la bella struttura dove è presente la sede del Parco, durante il nostro pranzo sentiamo un cane che abbaia (è una vera rarita! I numerosi cani randagi sono molto pacifici e non abbaiano mai!), corriamo nel retro della cucina e vediamo un varano di circa 3 metri che arretra sotto le minaccie del cane. Magenta, dopo l'emozionante mattinata, è pronta per una bella dormita all'ombra della pineta, mentre noi ci godiamo la spiaggia deserta fatta di micro cristalli di quarzo ed esploriamo i fondali.
Ko Adang con la sua pace sembra essere così lontana dalla affollata Ko Lipe ed aspettiamo il tramonto per tornarci a festeggiare la vigilia di Natale.

Milano, 6 gennaio 2008

domenica, gennaio 06, 2008

Ko Lipe

Le scelte casuali portano a piacevoli sorprese. Questo è stato il caso di Ko Libong, che ci ha regalato un soggiorno in equlibrio con la natura dove l'occhio finalmente ha potuto indisturbatamente guardare all'infinito. Qui nascono piacevole alchimie e l'ultima sera ci troviamo attorno ad un tavolo a cenare con il nuovo amichetto di Magenta, Alessandro e i suoi genitori Mauro ed Anna, e con una coppia di simpatici toscani Antonella e Andrea, profondi conoscitori dell'Asia e della Thailandia.

Il giorno dopo siamo pronti per il viaggio, prima una long tail boat fino ad Hat Yao e poi una nave veloce ci portano in circa 2 ore e trenta a Ko Lipe. Lipe è li, in mezzo al mare, al confine con la Malesia, nascosta tra le grosse isole del Parco di Ko Tarutao. Questo nascondiglio non ha impedito ai viaggiatori di arrivare su quest'isola di 2 chilometri per 3, che in pochi anni ha avuto un sviluppo turistico disallineato con l'ambiente. Ancora nulla di compromesso o di forte impatto ambientale, ma sulla splendida Pattaya beach c'è una forte densità di resort, mentre la riva è invasa da long tail boat che impediscono di fare il bagno.
Ci scaricano su una spiaggia bianchissima e fine, e raggiungiamo con fatica il nostro resort, tra partitelle di calcetto e di beachvolley. Il benvenuto non è in tipico stile thai, e ci rendiamo subito conto che su quest'isola la situazione è sfuggita di mano e stanno attingendo all'uova delle galline d'oro.....
Il bungalow prenotato, si rivelerà essere su una palafitta sopra un ameno stagno prodotto dai liquami dei bagni, tra le cui passerelle trovano una piacevole frescura dei topi accaldati. Riusciamo con difficoltà a farci cambiare stanza ed abbiamo una sistemazione accettabile per la notte. La sera ceniamo sulla riva, seduti per terra su comodi cuscini in un atmosfera piacevole ma per 10 minuti..... Basta guardarsi intorno e scoprire che tra il mare e la riva c'è un piccolo corridoio che si fa strada tra i ristoranti in stile Viale Ceccharini e l'alta marea, dove turisti di pacchetti vivono una comoda illusione tropicale, senza neache sapere in che parte del mondo sono!
Il giorno dopo, ci svegliamo all'alba ed andiamo sulla Sunrise Beach. Qui, l'atmosfera è diversa, le sistemazioni sono più semplici ed a ridosso del villaggio di lamiera dei chao ley, e i gestori dei resort sono in attesa di decidere cosa fare del loro business. Siamo molto fortunati e riusciamo a trovare una buona sistemazione.
Ko Lipe ha un mare magnifico, sicuramente il più bello visto in thailandia, ma forse la cosa più affascinante è la presenza delle grosse isole limitrofe che la sovrastano. Ko Adang e Ko Rawi, sono a meno di 1 km, dove termina il regalo della natura al business del turismo e comincia una giungla priva di sentieri che finisce direttamente sulla barriera corallina.

Milano, 6 gennaio 2008

martedì, dicembre 25, 2007

Dugonghi ed elezioni politiche

Ko Libong e' un isola che si e' ancora salvata dalla piaga del turismo di massa. Le verdi colline coprono tutta la superficie e sui 15 km di lunghezza si contano solo tre resort molto basic. Questo e' ancora un territorio in mano alla popolazione locale musulmana, abili pescatori che stanno cercando uno sviluppo eco compatibile grazie anche al governo ed alle autorita' internazionali.
L'isola, oltre ad essere una meta degli uccelli in migrazione dalle zone fredde, e' l'habitat ideale per i Dugonghi. Una parte dell'isola ha fondali ricchi di ruppia, di cui i solo 60 esemplari rimasti ne sono ghiotti.
Partecipiamo ad un'escursione con la speranza di poterli vedere, insieme ad una coppia di italiani che hanno un figlio, nato 10 giorni prima di italiani, e che stanno facendo un giro della Thailandia di 2 mesi.
La speranza rimane vana, e per fortuna, sono cosi' pochi perche' disturbarli?
Il giro introno all'isola ci regala spiagge deserte e splendide secche sabbiose che si propagano da una vegetazione fitta ed inesplorabile. Ko Libong e' l' isola piu' intatta della Thailandia, il mare non e' cristallino, ma il solo rumore che si sente e' quello di un silenzio rotto dal frastuono della natura.


Un giorno capita che per recupare dei soldi, pianifico un viaggetto a Trang. Mi sveglio all'alba e con il motorino attraverso l'isola fino al porto. Ho l'opportunita' di vedere i villaggi in un giorno di festa musulmana svegliarsi con calma, vestirsi bene e fare le vasche con il motorino per i 7 km dell'unica strada che attraversa l'isola. Oggi oltre ad essere un giorno di festa e' anche giorno di elezioni per il nuovo governo che dovra' insediarsi dopo il colpo di stato avvenuto 15 mesi fa.
L'elezioni si svolgono, vince il PPP, il partito di Taksin, quello mandato in esilio in Inghilterra con il colpo di stato. Il PPP, vince le elezioni, ma non ha la maggioranza per governare e non piace ne al Re, ne ai Militari, ne al Partito Democratico Thailandese che non vuole fare alleanze con loro e denuncia brogli elettorali. Il re appoggerà il colpo di stato a taralluci e vino dei militari e mettera' al governo chi vuole lui fino alle prossime lezioni libere.........

Buon Natale da Magenta, Barbara e Roberto

Ko Lipe, 25 dicembre 2007

24 ore di viaggio

Partiamo da Chiang Mai alle 16.30 con una valigia di 20 kg in piu' piena di shopping.
Il nostro treno e' un espresso e la nostra carrozza e' di prima classe, essendo la prima volta abbiamo optato per il meglio.....
Ci facciamo strada nel corridoio e solo grazie all'aiuto del personale di bordo riusciamo con fatica a far entrare le nostre valigie nello scompartimento. Le poltrone sono molto comode e la pulizia non e' ne piu' ne meno di un treno italiano, mentre l'aria condizionata ci permette di sopportare il sole cocente del tramonto che sbatte sul nostro finestrino. Alle 19.00 viene servita la cena direttamente sulle nostre poltrone ed indenni la superiamo senza far cadere zuppe cocenti e condimenti piccanti su Magenta, super eccitata di poter dormire in treno.
Alle 20.00 l'addetto alla carrozza, gentilmente trasforma le nostre poltrone in un letto a castello, e si cominciano a far strada qualche scarafaggio che ci terra compagnia per la notte. Magenta crolla in un piacevole e profondo sonno.
Superiamo la notte indenne, ci svegliamo alle 04.45 ed alle 06.00 scendiamo alla stazione di Don Muang con solo 25 minuti di ritardo.
L'aeroporto e' dall'altro lato della strada, dopo aver trovato chiuso un passaggio pedonale optiamo per un taxi che in 5 minuti ci porta alle partenze nazionali. Don Muang e' il vecchio aeroporto di Bangkok, ed ha tutta l'aria, dopo momenti di gloria, di vivere in un lento declinio.
Le sale di attesa sono enormi e vuote e sul cartellone si contano non piu' di 40 voli giornalieri.
Alle 9.10 prendiamo il nostro volo per Trang con la Nok Air, ribatezzato Aereo Qua Qua da Magenta.
Arrivati a Trang, prima andiamo a prenotare il treno da Hat Yai per Bangkok (questa volta solo seconda classe, la prima tutta piena, ma non e' che ci sia differenza) e poi prendiamo uno strapieno pulmino che ci porta in 45 minuti ad Hat Yao (il porto di Trang). Saltiamo su una long tail boat e con un motorino e la popolazione locale raggiungiamo il porto di Ko Libong attraverso un fiordo rigoglioso di mangrovie.
Il porto di Ko Libong ha il suo fascino, per via delle case traballanti e dotate di satellite, e per la popolazione che sembra ancora vergine al contatto con i turisti. Gli uomini sembrano divertiti dei nostri bagagli, mentre con le donne e' difficile incrociare lo sguardo (siamo in zona musulmana e si vede). Il nostro viaggio termina solo dopo 7 interminabili chilometri su una strada sterrata che attraversa l'isola. Arriviamo un po' stanchi ma ne e' valsa veramente la pena.......

Ko Libong, 18 dicembre 2007

giovedì, dicembre 13, 2007

Alla ricerca del Panda


Questo e' un esempio di come non bisogna dare troppo retta alle guide.
La giornata allo zoo di Chiang Mai e' stata piacevole e divertente Magenta ha avuto la possibilita' di dare da mangiare alle giraffe, incontrare le tigri, l'orangu tang, coccodrilli, varani, pinguini e naturalmente una meravigliosa coppia di Panda. Da segnalare una sezione completa dedicata agli uccelli del Paradiso compreso quello gigante.
Lo zoo e' ben strutturato ed ha in costruzione un grande acquario, i visitatori sono quasi esclusivamemte thailandesi, ma si spera che la monorotaia che a giorni inaugurera eliminera' il traffico. Ebbene si, se gli italiani non possono far a meno delle macchine i thailandesi sono pure peggio, ed addirittura girano lo zoo in macchina e motorino. Quindi piu' che avere paura di essere mangiati da un coccodrillo abbiamo temuto per la nostra incolumita' al passaggio dei SUV!

Chiang Mai, 12 dicembre 2007

mercoledì, dicembre 12, 2007

Tour n. 6

I ragazzi della scuola media fanno lezione sotto un bersot con lunghi tavoli di legno, quando il nostro autobus passa di fronte ad un complesso scolastico in stile USA con campi di calcio ed annesso Parco. L'autobus, con a bordo i sottoscritti, 2 australiane, 2 inglesi, 3 ebrei, 2 spagnoli ed una coppia belga-spagnola con annessa bmbina coeatanea di Magenta, svivola tra le stade della periferia di Chiang Mai prima di prendere una veloce superstrada che ci porta in 40 minuti verso il nord. Le buche del sentiero sterrato ci svegliano dal torpore del sonnelino post sveglia all'alba per rispettare l'orario di partenza del tour. Scendiamo dal nostro bus e ci troviamo in range con Elefanti e musica Conutry America, il tempo di familiarizzare con l'elefanto piccolo a cui diamo delle piccole banane e comincia lo spettacolo.
Tra prove di forza, saluti, tiri di pallone, sezioni di pittura e circenzerie varie gli elefanti si guadagnano la giornata salvandosi da un destino che sarebbe o l'estinzione oppure lavori forzati nella giungla.

Subito dopo la fine dello show siamo pronti per salire sul nostro carretto di buoi che pian piano sale per la collina tra i villaggi dei hmong.

Alla fine del percorso scendiamo nel classico tunnel con bancarelle di souvenir impossibili da evitare, ma con piacere perche' gli ogetti in vendita sono degli ottimi esempi di artgianato locale. Alla fine dell tunnel, ecco ad attenderci il nostro elefante, ci accomodiamo sopra e pian piano ci inoltriamo nella frescura della giugla accodandoci alla carovana. Il nostro cammino e' accompagnato da un elefante che segue la mamma nel suo percorso. Devo dire che le discese e salite sono impervie, ma l'elefante le affronta con grande tranquillita', mentre il suo guidatore gli da' i giusto ordini, ma ad un certo punto decide di entrare nel fiume a sguazzara un attimo prima di farci scendere.
Di corsa al ristorante sul fiume compreso nel prezzo, non appena finito la nostra guida con il nome d'arte Hair ci richiama all'ordine e ci annuncia che e' ora del bamboo rafting. Capitiamo con l'altra coppia con prole e scoprimao che la bimba si chiama Zazie, ha 2 anni e 9 mesi, l'anno scorso sono stati nella Guiana Francese, lui fa il fotografo e lei l'educatrice, e la bambina dopo che il cuccio gli e' caduto ad Ayuttaya non la voluto piu' usare, MIRACOLO!
Il percorso sul placido fiume e' decisamente piacevole e rilassante, un attimo di break dalla calura e dal tour organizzato. Magenta e Zazie familiarizzano e noi scambiamo due chiacchiere cercando di non far cadere le bimbe in acqua.


Subito sull'autobus e dopo 45 minuti di autobus ci addentriamo nel Parco di Chiang Dao dove c'e' una piccola comunita' di donne dal collo lungo. Il tempo di alcune foto e di un piccolo giro tra i loro manuffati e sciarpette e giu' verso la via del ritorno passando per la nursery delle orchidee.
La giornata e' stata molto ricca e divertente per Margenta, ma anche per noi adulti. A volte pero' ci sembrato di essere tutti dei fenomeni da baraccone compresi gli elefanti, i buoi e le donne dal collo lungo.


Chang Mai, 12 dicembre 2007




lunedì, dicembre 10, 2007

Doi Suthep e Sunday Market



Il nostro intuito ci fa andare oltre la Lonely Planet e decidiamo di andare a Doi Suthep.
Prendiamo il solito sawtheng e dopo la classica contrattazione sul prezzo comincia la salita di quindici chilometri su per la montagna che sovrasta Chiang Mai.

La folla di popolazione in pellegrinaggio e' immensa, ma ordinata ed educata. Dopo che un comodo ascensore ci fa evitare i trecento gradini, ci troviamo immersi in questo wat ricco di suggestione e sede del centro di meditazione. Ordiantamente, ci infiamo nella fila circolare attorno allo stupa prima di accendere le candele votive ed i nostri incensi. I templi che circondano lo stupa, sono molto belli ed immersi in giardini dove le orchidee sono erbe infestanti.

Il nostro pellegrinare vien interroto dalle classiche foto di rito di Magenta..............


Dopo la discesa a valle ci ricordiamo che oggi e' giorno di Sunday Market. Se il Week End Market di Bangkok ci era sembrato il massimo, questo supera qualsiasi immaginazione.
Chiang Mai ha diversi mercati tutti i giorni e confida in questo il miglior rapporto qualita'-prezzo. La bellezza sta nella diversita' dei prodotti in vendita e nell' elevata qualita'. Abiti, borse, scarpe, oggetti sono si tipicamente thai, ma si mescolano con il design moderno e le tradizioni delle etnie delle montagne. Diamo libero sfogo sapendo che questa e' una occasione unica ed alla fine abbiamo speso poche decine di euro....
Chiang Mai, 9 dicembre 2007


L'arrivo a Chiang Mai


La bilancia del ceck-in dell'Asia Air segna 23,8 Kg, un bel guadagno rispetto all'anno precedente dove avevamo toccato quota 31. Il nostro volo per Chiang Mai parte con circa 40 minuti di ritardo dopo il provante Milano-Bangkok, Magenta e' cosi' stanca che lo passa tutto nel sonno...
Dopo l'atterraggio ci dirigiamo verso il nostro albergo con un comodo taxi, dove ci attende una piacevole camera dove finalmente porre la nostra base per una settimana.
Ad una prima impressione Chiang Mai, e' meno turistica di quello che ci aspettavamo, o meglio c'e' un turismo principalmente thai grazie ai suoi 150 templi in pochi chilometri quadrati.
Dalla nostra finestra si vede un wat (tempio) ci informiamo ed e' il Wat Cheli Wang, con un'antchissimo stupa per il quale l'UNESCO dopo aver stanziato i soldi non ha saputo come restaurarlo, e dove fino a qualche hanno fa era presente il famoso Budda di smeraldo ora a Bangkok nel Wat Phra Kaeao. Questo tempio e' anche sede dell'Universita' dei Monaci Buddisti. In men che non si dica siamo a ringraziare il fato del nostro fortunato viaggio. Scrivamo i nostri nomi sulle candele e le accendiamo al Buddha Disteso.

Chiang Mai, 7 dicembre 2007

giovedì, dicembre 06, 2007

5 dicembre 2007

La pianificazione di questo viaggio è stata preceduta dall'impulsiva decisione di cambiare emisfero come a rinnegare un'attrazione magnetica verso la Thailandia e la cultura asiatica.
Quando il nostro volo di linea per Cancun è stato annullato, era troppo tardi per trovarne un'altro ad un prezzo ragionevole, ma il destino ha voluto che ci fosse posto su un volo per Bangkok a prezzi ragionevoli......
Il caso ci riporta in Thailandia dove esploreremo le zone di confine nel nord a contatto con Laos e Birmania, e a sud al confine con la Malesia. Quest'anno meno tappe, ma più tempo per esplorare le aree in cui sosteremo, perché il viaggio per diventare conoscenza ha bisogno di tempo.
Oggi il re della Thailandia compie ottanta anni, grandi festeggiamenti coinvolgeranno la popolazione che ne è fortemente dedita. Questo sovrano aperto agli investitori stranieri e filantropo con la sua popolazione, fa il bello e cattivo tempo passando per colpi di stato a tarallucci e vino!
Godetevi questo esempio di comunicazione politica in occasione dei suoi 60 anni di regno!

Milano, 5 dicembre 2007


lunedì, settembre 03, 2007

Sol ponente

Le ultime ore prima della partenza le spendiamo vicino a Khao San Road, basta fare due passi, entrare in un vicoletto, scoprire un ristorante, ed eccoci così vicino........così lontano dalla mecca dei viaggiatori "alternativi".
Anche noi siamo parte integrante di questo popolo, nel bene e nel male......
La Lonley Planet, siti di viaggiatori e forum ti danno la possibilità di vivere il viaggio in totale indipendenza e sicurezza, ma questo popolo di viaggiatori è così organizzato da ridicolizzare qualsiasi tour operator. Il viaggio tende all'omologazione ed alla fine sono gli imprevisti a regalare inattese emozioni.
Nella comunity ci si vanta per l'esperienza più alternativa e la realtà locale passa per essere inesplorata, perchè attaccati ad un'idea anacronistica del luogo.
Il viaggio è sì scoprire nuove culture e luoghi, ma sopratutto analizzare l'interazioni che questi hanno con la contemporaneità. Certo sì, che peccato pensare a Koh Hai fra 5 anni, o a quando Koh Pu avrà un porto, ma il vero viaggio è capire come i Thailandesi si misureranno con la globalizzazione.
Non si può pensare di essere i soli ad usufruire dei benefici dello sviluppo per poi andarli a spendere dove questo non è ancora arrivato.
In Thailandia, la globalizzazione è arrivata da un pezzo e galoppa, ma a tratti sembra neutralizzata dalle tradizioni e dalle esigenze spirituali della popolazione. Internet point ad ogni angolo, centri commerciali.......sembrano costruiti più per i visitatori occidentali che per il locale, inframmezzati da altarini dedicati agli spiriti, vuoi della casa, vuoi dei parenti defunti.
Il turismo avanza sulle coste e Bangkok cambia di continuo il suo skyline, ma i Thailandesi hanno le risorse per imparare dagli errori di noi occidentali e gestire il tutto senza farsi travolgere.
Sulle coste le zone incontaminate sono sempre più della metà di quelle dove il turismo di massa ha fagocitato ogni cosa. La stessa Bangkok è a metà, morfologicamnete divisa dal fiume, una parte controlla la globalizzazione e l' altra rispetta la natura, lasciando inalterata la struttuta della città vecchia.
In fondo la maggior parte della popolazione vive tranquillamente, lavorando, mangiando nelle strade (la maggior parte delle persone non cucina in casa ed ogni sera mangia fuori), valorizzando la famiglia nel rispetto del re e nella spiritualità non ostentata.
Forse sarà proprio la religione buddhista che permetterà di vivere il progresso nel rispetto del prossimo, con la coscienza che un cattivo comportamento in questa vita influenzerà quelle future.........
Il sole tramonta all'improvviso ed il nostro taxi è pronto per andare all'aeroporto.
Al di là del ceck-in Magenta ha una piacevole sorpresa, ritrova il suo teddy che aveva perso all'arrivo nel porto di Ko Lanta, o meglio, l'International Suvarnabhumi Airport ha avuto la brillante idea di realizzare un orsacchiotto simbolo del nuovo aeroporto indentico a quello di Magenta.
Maggie gli corre incontro, lo abbraccia e gli dice torniamo casa.....


sabato, luglio 14, 2007

Wat Phra Kaew, Wat Poh e MBK Centre!

9/01/2007.
Al mattino prendiamo un taxi che ci porta direttamente al complesso del Wat Phra Kaew e del Palazzo Reale. Facciamo lo slalom tra la miriade di gruppi organizzati in visita e raggiungiamo l'ingresso, muniti di abiti lunghi entriamo nel Wat Phra Kaew.
La prima impressione è di entrare in luogo religioso che può essere paragonato a San Pietro. La potenza architettonica e la minuzia delle decorazioni lo caratterizza, mentre il silenzio lo pervade di misticismo. Il confine tra pagano e religioso è minima ed ogni angolo racconta una storia tra realtà e fantasia. Il cuore è il Buddha di smeraldo, simbolo del paese il cui abito viene cambiato ad ogni stagione (3 volte) dalla vera star della Thailandia: il Re.
Magenta si sveglia nel suo zainetto nelle spalle di Papà proprio all'uscita, pronta per prendere un tuk tuk (piccola vespa con 2 posti a sedere), in pochi minuti si svincola nel traffico e con in inconfondibile rumore ci porta tra le risate di Magenta al Wat Poh.
Il Tempio del Wat Poh o meglio conosciuto come Il Tempio del Buddha disteso.
Il buddha disteso lungo circa lungo 25 metri, largo ed alto 5, si trova all'interno di una struttura piccolissima che permette a malapena il defluire dei visitatori. Magenta lo ribattezza: il buddha che fa la nanna.
La sera scopriamo un magnifico posto (Soi Polo) dove fanno pollo fritto, Magenta ne va in overdose.........

10/01/2007
L'ultimo giorno a Bangkok ci dirigiamo verso la Jim Thompson House, questo astuto signore ha fatto la sua fortuna valorizzando la seta verso la fine della Seconda Guerra Mondiale: la sua casa museo è un perfetto esempio di casa tradizionale Thailandese.
Prima della visita, Magenta si addormenta. Scatta il piano B, è l'ora di un foot massage! La nostra ultima possibilità!
Chiediamo in giro ed entriamo in uno dei primi centri commerciali costruiti a Bangkok, l' MBK Centre.
Tra telefonini usati e negozi di abbigliamento per i più facoltosi, troviamo un centro estetico che tra le altre cose, naturalmente, fa i massaggi. Riponiamo Magenta su divanetto accanto a noi e ci godiamo un'ora e mezzo di massaggio ai piedi.

Rigenerati pranziamo nel foodstore del Centro Commerciale, l' esperenza è degna di nota perchè si ha la possibilità di comprare il cibo da tante bancarelle, ognuno con la sua pietanza diversa, insomma, la modernità del centro commerciale e le tradizionali bancarelle stradali.
Ora siamo finalmente pronti per la visita alla Jim Thompson House......




domenica, aprile 01, 2007

Ghetto turistico, città vecchia e grattacieli!

Abbiamo un'emergenza: il bucato. Tutti i nostri vestiti sono intrisi di sale o sporchi, fortuna che abbiamo comprato qualcosa al mercato ieri. Il nostro albergo si trova nel quartiere residenziale e commerciale di Siam Square e non ci sono lavanderie a basso prezzo.
Ci spostiamo verso Banglamphu. Il cuore è Khao San Road, è li che troviamo laundry service economiche (50 bath, circa 1 euro per tutta la nostra binacheria), ma non solo, internet point, alberghi, pensioni, bettole, thai massage in ogni anfratto, bar. Chi viaggia in Asia passa sicuramente di qui.
Infatti, ci sono alberghi dove puoi lasciare il tuo bagaglio nel periodo che visiti il Laos e la Cambogia e venirlo a prendere prima di prendere un volo per Ko Samui.
Nelle stradine è pieno di viaggiatori arrostiti dal sole con la classica divisa: maglietta, pantaloncini, sandali e look trasandato. Ma siamo a Bangkok o ad un raduno di backpackers?
Ci incontriamo con Antonello e Valeria, decidiamo di fare un giretto della città vecchia....
Con una long tail boat andiamo al di là del fiume Chao Praya e ci addentriamo in un canale. E' questa la vera Bangkok, qui le persone vivono in simbiosi con il fiume. Le case, al pelo con l'acqua, sono costruite in legno e sono tenute in piedi da un misterioso equilibrio.
Oltre alla puzza del fiume si respira una certa povertà, ma la dignità degli abitanti la rende meno estrema. Infatti anche se le case sono traballanti, sono tutte circondate da fiori e orchidee a tal punto che potrebbero essere recensite in qualche trendy-fashion magazine.
L'atmosfera è rilassata..... mentre la donna è al lavoro, l'uomo cazzeggia in veranda o al massimo pesca le carpe (Sulle banchine intorno al fiume, ci sono cartelli che invitano le persone a dare da mangiare ai pesci, in questo modo il pesce potrà essere pescato da chi ne avrà bisogno).
Si capisce come mai Bangkok sogna uno sviluppo edilizio in verticale e come le pubblicità di nuovi quartieri residenziali esaltino il vivere in alto. La popolazione è sempre stata a contatto con l' acqua ed il fiume ed il sogno dei piu ricchi è di vivere il più lontano possibile da esso.
Visitiamo il Wat Arun, il Tempio dell'Alba che, decorato con migliaia di frammenti in porcellana, domina sul fiume. Poi ci facciamo lasciare dal barcaiolo a terra e visitiamo il mercato del pesce secco e degli amuleti, da brivido!
La sera, distrutti, ci dirigiamo in un ristorante indicato sulla lonley planet. Questa è anche l'ultima sera che passiamo con Antonello e Valeria (partono questa notte) e decidiamo di fare un vero e proprio banchetto.
Il posto è molto carino, un vecchio granaio, il cibo è tipico di Vientiane (valle del Mekhong).
C'è uno spettacolo musicale condito di ballerine thailandesi molto brave, Magenta impazzisce, incomincia a muovere le mani come loro e applaudisce ogni volta che un numero finisce. Le vuole avvicinare a tutti i costi, andiamo dietro le quinte, le ballerine impazziscono per lei e alla fine scattiamo una foto tutti insieme.
Che città elettrizzante!!!